Questa
intervista è stata estorta alla mia collega Dalida Trevisan che
non aveva nessuna intenzione di pubblicarla, ma io che sono un amico,
dopo averla letta e averla trovata decisamente “graziosa”
ho deciso ugualmente di renderla pubblica.
Ha appena finito l’intervista con Enrico, ed io mi
presento all’improvviso, fermando la sua fuga.
D. lo so che hai già fatto uno strappo
alle regole concedendo un’intervista ad Enrico, ma , poiché
non è il tempo che ti manca, ti prego, concedine un po’ anche
a me.
M. Beh, Enrico è stato molto più signorile,
mi dava del lei e mi chiamava Signora Morte. Chi sei tu per trattarmi
da pari?
D. E chi mai oserebbe porsi al tuo livello? Pensare di
competere con te? Sono donna, generatrice di vita, ma so di poter generare
solo finitezza, so che il tempo del nulla che tu crei è infinitamente
più lungo del tempo della vita. No, tranquilla, nessuna confidenza.
Ti do del tu perché ti conosco da sempre, sei sempre stata nella
mia vita ed in quella dei miei cari, come possibilità.
M. Ah questa poi, adesso siamo quasi quasi amiche! Io
sono il simbolo dell’orrore, della bruttezza, della irrevocabilità.
Io con voi non ho nulla da spartire.
D. Guarda , te lo dico francamente, sei fuori strada.
Non ti sto sminuendo. Volevo solo che sapessi che sei molto nei nostri
pensieri.
M. Alla fine sono io che rilascio un’intervista
a te o tu che vuoi dire delle cose a me?
D. Mi rendo conto che non sei molto esperta rispetto
al dialogo, all’interazione. Tu sei abituata ad arrivare netta,
immediata, veloce, non ti attardi, non ascolti.
M. portata al dialogo? All’ascolto? E cosa dovrei
ascoltare, le lamentazioni di coloro che a tutti i costi mi rifiutano?
Le implorazioni di coloro che, invece, mi invocano? Non immagini nemmeno
come sia facile un cambiamento di fronte. Ci sarebbe da diventare pazzi
a darvi retta.
D. se solo avessi un po’ di pazienza, sapresti
trovare, oltre alla paura, all’ angoscia, all’annichilimento
che susciti anche la tensione, il disprezzo, il senso di sfida, con cui
tanti ti fronteggiano e da cui traggono il senso del vivere. Potrebbe
essere stimolante anche per te…
Ha un moto si stizza, bisogna che stia attenta…
D. Non posso credere di trovarmi a tu per
tu con la morte ed avere la mente così confusa da non riuscire
ad approfittarne. Come vorrei conoscerti meglio, capirti. Vorrei sapere
che criteri hai nel tuo agire, se scegli, come scegli, quanto spesso.
M. e ci risiamo, mi parli da pari, ti rivolgi a me come ad un umano, vorresti
capire se ho un capo, che contratto di lavoro ho, che orari, se in caso
di guerre o calamità naturali ho un premio di produzione. O, forse
per tua deformazione professionale, vuoi sapere se non andrò mai
in pensione…
D. Beh, non sei lugubre come appari, decisamente non
ti manca un certo spirito. Consentimi un’ultima domanda, forse a
questa potrai rispondermi: ma tu, non hai mai desiderato di smettere,
anche solo per noia? Non hai mai pensato di aver voglia di fare altro?
non hai mai pensato che , scusa se mi permetto, anche per te fosse venuto
il momento di morire?
M. Basta. Ora è veramente troppo. Donnetta, ascoltami
ora o mai più: voi che credete in uno o più dei, rigorosamente
antropomorfi o, al contrario, splendidamente eterei, voi che parlate di
materia ma anche di energia indissolubile, voi che usate in egual modo
spropositato i sempre ed i mai, voi che nutrite il sogno di pomposi propositi
e smisurati accaparramenti di cose materiali e di potere come se foste
immortali, o che, al contrario, vivete paralizzati dalla paura e dall’angoscia
della finitezza, in attesa di improbabili sollievi, cosa potete voi aver
capito della realtà? Voi che la sera vi incantate a guardare il
cielo stellato e neanche per un momento pensate che quelle stelle luccicanti
potrebbero già essere tutte morte, beh, lasciate perdere. Non è
dato a voi umani capire la vita e la morte. Ed ora, davvero, devo andare.
D. Mio malgrado, non posso che dirti arrivederci…
maggio 2013
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