E
“Mettiamo subito le cose in chiaro: io non volevo fare questa intervista”.
M “Come mai?”.
E “Diciamo che per te non provo nessuna simpatia”.
M “Forse perché sono una donna?”.
E “No, perché sei un’assassina!”.
M “Ma, mi era sembrato di capire che il tuo eroe
preferito, Ulisse, fosse un tipetto grazie al quale fu sterminata l’intera
popolazione di una città!?!”.
E “ E’ vero, tu però hai ucciso il
sangue del tuo sangue, non dei nemici in battaglia”.
M “Io non ho ucciso per sete di conquista, ma per
amore”.
E “Amore? Io direi per orgoglio, per possessività,
per sesso, o meglio per questioni di letto”.
M “Uomo, tu che ne sai dell’amore, dell’amore
di una donna? Noi quando amiamo, amiamo veramente, senza compromessi,
in modo assoluto”.
E “Beh, se il tuo è un esempio di come può
amare una donna allora preferisco amare come un uomo. Se l’amore
assoluto porta a uccidere i propri figli, forse amare con un po’
di buon senso non guasta.
M “Già, come Giasone, mio marito. Gli avevo
reso possibile rubare il Vello d’oro e per facilitargli la fuga
e salvargli la vita avevo preso in ostaggio e poi fatto a pezzi mio fratello.
Poi ancora mi aveva giurato eterno amore e due figli, della discendenza,
gli avevo dato. E lui, pieno di amore assennato, cosa ha fatto? Si è
infilato nel letto di un’altra donna più giovane e più
ricca”.
E “Sì devo ammettere che anche Giasone non
si è comportato molto bene e …”.
M “Spero che il tuo ‘non molto bene’
sia solo un eufemismo perché …”.
E “Basta! Sono io che faccio le domande, sono io
l’intervistatore”.
M “Va bene, ma spero che le tue domande non siano
sassi”.
E “Tu parli d’amore, ma guarda che strano,
chi sei andata a scegliere? L’eroe, quello con gli addominali scolpiti,
quello famoso, che comanda, ricco di fascino”.
M “Certo, perché tu, perché voi maschi
invece, siete assolutamente insensibili a due cosce ben tornite o a occhi
azzurri e labbra carnose. Voi solo la bellezza interiore guardate. Ma
certo che c’entra? Voi siete maschi, noi troie!”.
E “Effettivamente hai ragione, non intendevo dire
esattamente quello che ho detto”.
M “Ah, pensavi puttane ma intendevi?”.
E “Forse è meglio se lasciamo perdere e
andiamo avanti”.
M “Sì è meglio!”.
E “Siamo d’accordo, Giasone si è comportato
da ominicchio, certo voi donne vivete l’amore più intensamente,
ma com’è possibile che tu sia riuscita a uccidere i tuoi
figli? Cosa ti è passato per la mente?”.
M “E’ difficile risponderti, anch’io
mi sono interrogata mille per mille volte in questi mille anni e una risposta
vera e propria non ce l’ho. Che dirti, la passione in me è
più forte della ragione”.
E “Qui è l’essenza dell’amore
che è in discussione, ora ascolta queste mie parole. Un tempo amai
una donna e sempre a chi mi chiedeva come facevo a sapere se il mio era
proprio amore rispondevo: quando ogni mattina che incontro il suo sorriso
io gioisco, quando tutti i pensieri tetri si diradano e il respiro si
placa e così per innumerevoli lune nuove, ecco questo è
amore, un sentimento lieve che non conosce ira”.
M “Ecco vedi è questo il muro che ci divide.
A volte voi uomini riuscite ad essere dolci, ad afferrare scampoli d’amore
e in questo siete lievi lievi; un po’ inconsistenti, tant’è
che per voi chiodo scaccia chiodo”.
E “Sei ingiusta, non tutti certo, ma a volte cerchiamo
di congiungere la nostra anima alla vostra”.
M “Vero! Ma solo quando giacete dentro di noi,
e in quella spinta l’anima cercate. Ma appena la vostra tensione
vi abbandona, l’indifferenza scivola inesorabile fra i nostri corpi”.
E “Poniamo anche che tu abbia ragione, ma i tuoi
figli, in nome di quale amore hai ucciso?”.
M “Per orgoglio, per vergogna, per invidia. Ecco
perché li ho uccisi. Perché io li ho messi al mondo e solo
io avevo il diritto di porre fine alla loro vita. Per consumare la più
atroce delle vendette. Perché lui maledetto non potesse trovare
sollievo neanche nella morte, perché lui maledetto, io ho amato
con tutte le mie forze, perché lui maledetto non ha capito il respiro
del mio petto, non ha capito che ogni alito della mia bocca era dedicato
a lui, non ha capito il mio cuore senza più battiti, i miei polmoni
senza aria nella sua assenza”.
E “Oh Medea, anch’io conosco il dolore, quel
terrore cupo che invade ogni tuo pensiero, quello sprofondare nel più
profondo degli inferi, ma come, ma come hai fatto?”.
M “La mia mano a lungo ha esitato al ricordo di
averli generati e di quanto bene gli ho voluto. Dei, tu sapessi quant’era
dolce il loro respiro e le infinite carezze di cui circondavo i loro volti.
Dei, una madre non dovrebbe mai vedere i propri figli trascinati nell’Ade.
Dei, che donna infelice sono per la stoltezza di un uomo”.
Questa donna è completamente pazza e non dovrebbe parlare di amore,
almeno così vorrei. Ma perché ho vergogna dei miei pensieri?
Perché vedo le mie labbra baciare le sue labbra? Cosa c’è
di così malsano in me che è attratto sì violentemente
da questa terrifica belva?
M “Leggo nel tuo sguardo bramosia, amore sai diventerebbe
e, uomo ma di che natura è fatto il tuo sentimento?”.
Le sue parole non sono ancora svanite nell’aria
che, salendo sul Carro del Sole mi lancia un ultimo, tremendo, obliquo
sorriso.
febbraio 2012
|